Era la sera del 21 aprile 2007 quando Benedetto XVI veniva accolto in piazza del Duomo a Pavia dai tantissimi giovani che fin dal primo pomeriggio si erano radunati dando vita a una piccola GMG animata da don Matteo Zambuto e dai gruppi di pastorale giovanile.
Benedetto XVI si rendeva umile pellegrino alla tomba del caro Sant’Agostino.
Risuonarono le parole di Giovanni Paolo II che papa Ratzinger fece proprie: “Non abbiate paura di donare la vostra esistenza a Cristo: Egli non delude mai le nostre attese, perché sa che cosa c’è nel nostro cuore. Seguendolo con fedeltà non sarà difficile per voi trovare la risposta alle domande che portate nell’animo: “Che cosa debbo fare? Quale compito mi attende nella vita?”. La Chiesa, che ha bisogno del vostro impegno per recare specialmente ai vostri coetanei l’annuncio evangelico, vi sostiene nel cammino di conoscenza della fede e dell’amore per Dio e per i fratelli. La società, che in questo nostro tempo è segnata da innumerevoli mutamenti sociali, attende il vostro apporto per costruire una comune convivenza meno egoista e più solidale, realmente animata dai grandi ideali della giustizia, della libertà e della pace“.
Evento centrale della visita a Pavia fu la s. Messa celebrata agli Orti dell’Almo Collegio Borromeo, Pavia in occasione della III Domenica di Pasqua, il 22 aprile 2007. “Seguendo attentamente il corso della vita di sant’Agostino, si può vedere che la conversione non fu un evento di un unico momento, ma appunto un cammino” spiega Benedetto XVI che individua tre grandi tappe in questo cammino di conversione. “La prima conversione fondamentale fu il cammino interiore verso il cristianesimo, verso il “sì” della fede e del Battesimo“.
La seconda conversione riguarda la missione pastorale: “Il bel sogno della vita contemplativa era svanito, la vita di Agostino ne risultava fondamentalmente cambiata. Ora non poteva più dedicarsi solo alla meditazione nella solitudine. Doveva vivere con Cristo per tutti. Doveva tradurre le sue conoscenze e i suoi pensieri sublimi nel pensiero e nel linguaggio della gente semplice della sua città. La grande opera filosofica di tutta una vita, che aveva sognato, restò non scritta. Al suo posto ci venne donata una cosa più preziosa: il Vangelo tradotto nel linguaggio della vita quotidiana e delle sue sofferenze“.
Infine l’ultima conversione: “Agostino aveva appreso un ultimo grado di umiltà – non soltanto l’umiltà di inserire il suo grande pensiero nella fede umile della Chiesa, non solo l’umiltà di tradurre le sue grandi conoscenze nella semplicità dell’annuncio, ma anche l’umiltà di riconoscere che a lui stesso e all’intera Chiesa peregrinante era ed è continuamente necessaria la bontà misericordiosa di un Dio che perdona ogni giorno“.
Il tema della seconda conversione è stato ripreso dal Papa nell’incontro con il mondo accademico pavese: “[Agostino] Ha scoperto – questa è stata la sua seconda conversione – che convertirsi a Cristo vuol dire non vivere per sé ma essere realmente al servizio di tutti. Sant’Agostino sia per noi, proprio anche per il mondo accademico, modello di dialogo tra la ragione e la fede, modello di un dialogo ampio, che solo può cercare la verità e così anche la pace”. Davvero “Il percorso esistenziale e intellettuale di Agostino sta a testimoniare la feconda interazione tra fede e cultura“.