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Pavia_Monasteri_Imperiali_27_aprile
Pavia_Monasteri_Imperiali_27_aprile

Sarà un momento di incontro tra gli studiosi che hanno partecipato alla ricerca interdisciplinare, coordinata dalla Prof.ssa Maria Teresa Mazzilli, del Comitato Pavia città di sant’Agostino, di cui l’Università di Pavia è membro, e dal Prof. Saverio Lomartire, dell’Università del Piemonte Orientale. Sarà un momento di comunicazione, in cui anche il pubblico dei non addetti ai lavori verrà introdotto a condividere la ricerca nel suo divenire e verrà inoltre informato sulle dinamiche comunicative digitali messe in atto. La stretta collaborazione tra le discipline umanistiche e le discipline scientifiche ha restituito interessanti scoperte e nuovi stimoli per la prosecuzione delle indagini.

Lo status speciale dei due insediamenti religiosi, sorti per iniziativa di re longobardi e poi particolarmente sviluppatisi come monasteri in età soprattutto ottoniana, ne ha fatto nel tempo fondazioni importanti ben oltre le strette pertinenze territoriali e lungo un arco cronologico che supera l’età medievale. Le conoscenze sulle strutture materiali risalenti all’epoca longobarda sono tuttavia ancora praticamente nulle per entrambe le realtà monumentali.

Applicando moderne tecnologie non distruttive si è effettuata una prima ricognizione radarstratigrafica intesa a riconoscere eventuali tracce di testimonianze materiali di età longobarda nei due complessi risalenti almeno ai regni di Ariperto (s. Salvatore) oggi chiesa parrocchiale) e di Liutprando (s. Pietro in ciel d’oro, oggi basilica agostiniana). Ne è conseguito un progetto di sondaggi archeologici sui due siti, che verrà illustrato al convegno con il racconto anche di un enigmatico piccolo ritrovamento e del restauro di due lapidi cinquecentesche in s. Salvatore.

Presso San Pietro in Ciel d’Oro (a nord delle mura e lungo l’antica strada per Mediolanum) pervenne il corpo di Sant’Agostino fatto traslare dalla Sardegna dal re longobardo Liutprando (723 ca), e lo stesso re vi istituì un monastero che ricevette per secoli il favore della corte regia e poi imperiale, al punto da divenire forse una delle residenze occasionali della corte stessa all’indomani della distruzione, nel 1024, dell’antico Palatium posto all’interno delle mura, residenza già di Teodorico, dei re longobardi e dei re e imperatori carolingi e ottoniani, fino a Enrico II. Simile fu la vicenda del monastero di s. Salvatore a partire dalle attenzioni della imperatrice Adelaide e della dinastia degli Ottoni.

Nel secolo XII i monaci di S. Pietro in ciel d’oro ricostruirono la basilica nelle forme solenni che vediamo oggi e in essa trasportarono – e deposero accanto ai corpi di S. Agostino e Boezio – i resti ossei del re longobardo Liutprando e di suo padre Ansprando (originariamente sepolti nel non lontano sacello regio dinastico di s. Adriano, presso s. Maria alle Pertiche). Accaddero poi le turbolente vicende connesse alla soppresione di fine sec. XVIII e il crollo e successivo restauro della navata destra (1896), dove i resti dovevano trovarsi. Le spoglie furono riesumate e analizzate per iniziativa della Società di Storia Patria tra 1896 e 1912.

L’attuale ricognizione con analisi paleopatologiche aggiornate dei resti ossei attribuiti a Liutprando, e la rideposizione ufficiale che si celebra il 27 aprile alle ore 12, segnano un momento importante di volontà di salvaguardia e conservazione della “memoria storica e materiale”, ma soprattutto di verifica e di recupero di consapevolezza critica dell’identità regia della città di Pavia.

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