Matilde Cattabiano, dell’Università Cattolica di Milano, tratta il tema “Il mondo di Agostino nelle intestazioni delle epistole“. Agostino ha un forte rispetto per la gerarchia: vuole servire nella carità la Chiesa in tutti suoi membri a cominciare dai più umili. In alcune intestazioni di lettere a indirizzo spirituale egli si dichiara servus Christi, servus servorum Christi… Questa stessa carità lo indurrà a rivolgersi con il medesimo affetto persino a donatisti e pagani. Agostino inserisce il suo titolo Episcopus in lettere di carattere ufficiale e in lettere di direzione spirituale e in lettere indirizzate a pagani e a donatisti. In questo ultimo caso, omette il titolo episcopus e li chiama fratres, ma anche questa omissione può non essere significativa.
Agostino utilizza molto il termine frater: amici, sacerdoti, donatisti, i componenti della comunità cristiana di Ippona. Il termine filius è presente in una cinquantina di epistole. Va detto che Agostino utilizza la terminologia in uso all’epoca quando si riteneva che i sacerdoti sono uniti al vescovo e quindi sono appellabili come fratelli, mentre gli altri vengono definiti come figli a sottolinearne la dipendenza.
Come si rivolgono a Agostino? i suoi corrispondenti sono i maggiori protagonisti dei tempi, fra cui ricordiamo Paolino da Nola e Girolamo. Paolino da Nola e la moglie Therasia si definiscono peccatori. Prospero di Aquitania definisce Agostino patronus, termine che è interpretato come illustre difensore della fede cattolica. Massimo di Madaura, retore e difensore del politeismo, si rivolge a Agostino con grande deferenza.
Ci sono lettere di Agostino indirizzate a Celestino quando è ancora diacono, poi Celestino diventerà Papa. Sono lettere strutturate molto gerarchicamente, da Episcopus a Episcopus. Appare una stretta comunicazione fra Chiesa di Roma e chiesa africana ma dalle risposte si comprende che è la superior auctoritas di Roma ad emergere dallo scambio epistolare.