SANT’AGOSTINO, Discorso 185
Chiamiamo Natale del Signore il giorno in cui la Sapienza di Dio si manifestò in un bambino e il Verbo di Dio, che si esprime senza parole, emise vagiti umani. La divinità nascosta in quel bambino fu tuttavia indicata ai Magi per mezzo di una stella e fu annunziata ai pastori dalla voce degli angeli. Con questa festa che ricorre ogni anno celebriamo dunque il giorno in cui si adempì la profezia: La verità è sorta dalla terra e la giustizia si è affacciata dal cielo. La Verità che è nel seno del Padre è sorta dalla terra perché fosse anche nel seno di una madre. La Verità che regge il mondo intero è sorta dalla terra perché fosse sorretta da mani di donna. La Verità che alimenta incorruttibilmente la beatitudine degli angeli è sorta dalla terra perché venisse allattata da un seno di donna. La Verità che il cielo non è sufficiente a contenere è sorta dalla terra per essere adagiata in una mangiatoia. Con vantaggio di chi un Dio tanto sublime si è fatto tanto umile? Certamente con nessun vantaggio per sé, ma con grande vantaggio per noi, se crediamo. Ridestati, uomo: per te Dio si è fatto uomo. Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà. Per te, ripeto, Dio si è fatto uomo. Saresti morto per sempre se lui non fosse nato nel tempo. Mai saresti stato liberato dalla carne del peccato, se lui non avesse assunto una carne simile a quella del peccato. Ti saresti trovato per sempre in uno stato di miseria se lui non ti avesse usato misericordia. Non saresti ritornato a vivere se lui non avesse condiviso la tua morte. Saresti venuto meno se lui non fosse venuto in tuo aiuto. Ti saresti perduto se lui non fosse arrivato. Celebriamo con gioia l’arrivo della nostra salvezza e della nostra redenzione. Celebriamo solennemente il giorno in cui il grande ed eterno Giorno venne dal grande ed eterno Giorno in questo nostro tanto breve e temporaneo giorno. Qui egli è diventato per noi giustizia, santificazione e redenzione… dopo aver detto: La verità è sorta dalla terra, il Salmo aggiunge subito: E la giustizia si è affacciata dal cielo. Questo affinché l’uomo debole non se la rivendichi e non dica sue queste cose e, credendo che può giustificarsi da solo, cioè diventare giusto per merito proprio, non rifiuti la giustizia di Dio. La verità perciò è sorta dalla terra: Cristo, il quale ha detto: Io sono la verità, è nato da una vergine. E la giustizia si è affacciata dal cielo: chi crede in colui che è nato non si giustifica da se stesso, ma viene giustificato da Dio. La verità è sorta dalla terra: perché il Verbo si è fatto carne. E la giustizia si è affacciata dal cielo: perché ogni grazia eccellente e ogni dono perfetto discendono dall’alto. La verità è sorta dalla terra, cioè ha preso un corpo da Maria. E la giustizia si è affacciata dal cielo: perché l’uomo non può ricevere cosa alcuna, se non gli viene data dal cielo. Così, dunque, giustificati per virtù della fede, noi abbiamo pace con Dio per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, per il quale abbiamo ottenuto l’accesso a questa grazia in cui siamo e ci gloriamo, nella speranza della gloria di Dio. Mi piace, fratelli, confrontare queste poche parole dell’Apostolo, che insieme abbiamo richiamato alla memoria, con le poche parole del Salmo di cui stavamo parlando, e trovarne la concordanza. Giustificati per virtù della fede, noi abbiamo pace in Dio, perché la giustizia e la pace si sono baciate. Per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo: perché la verità è sorta dalla terra. Per il quale abbiamo ottenuto l’accesso a questa grazia in cui siamo e ci gloriamo, nella speranza della gloria di Dio. Non dice: “Della gloria nostra”, ma: Della gloria di Dio, perché la giustizia non è derivata da noi, ma si è affacciata dal cielo. Perciò chi si vanta si vanti non in se stesso ma nel Signore. Per questo, quando il Signore, del quale oggi celebriamo il Natale, è nato dalla Vergine, le voci angeliche annunziarono: Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Perché pace in terra se non perché la verità è sorta dalla terra, cioè Cristo è nato da un essere umano? Ed egli è la nostra pace, colui che ha unito i due in un popolo solo: affinché diventassimo uomini pieni di buona volontà, dolcemente legati con il vincolo dell’unità. Rallegriamoci per questa grazia, perché il nostro vanto sia la testimonianza della nostra buona coscienza: vantiamoci non di noi, ma del Signore. Perciò è stato detto: Tu sei il mio vanto, che rialzi la mia fronte. Quale dono maggiore di questo poté Dio far risplendere ai nostri occhi: che il Figlio unigenito che aveva l’ha fatto diventare figlio dell’uomo affinché viceversa il figlio dell’uomo potesse diventare figlio di Dio? Di chi il merito? Quale il motivo? Di chi la giustizia? Rifletti e non troverai altro che dono.
INTRODUZIONE ALLA PAROLA DI DIO
I LETTURA (2 Sam. 7, 1– 5. 8 – 12. 14. 16) Il profeta Natan riferisce al re Davide le parole del Signore: il popolo di Israele avrà finalmente stabile dimora e la sua discendenza sarà assicurata per sempre.
SALMO 88 Canterò per sempre l’amore del Signore.
II LETTURA (Rom. 16, 25 – 27) L’apostolo Paolo rende gloria a Cristo che ha il potere di confermare secondo il Vangelo il mistero taciuto per secoli e rivelato dai profeti.
VANGELO (Lc. 1, 26 – 38) Il racconto dell’Annunciazione è tratteggiato con dolcezza dall’evangelista. La giovane Maria, pur turbata all’annuncio dell’angelo, affida totalmente se stessa alla promessa di Dio: Eccomi, sono la serva del Signore.
LA PAROLA DI DIO LETTA DA NOI
La prima lettura dal libro di Samuele ripropone la promessa del Signore: Dio abiterà in mezzo al suo popolo. Non è la potenza di Davide o la sua volontà politica a costruire una casa bella e visibile per il Signore, è il Signore stesso che, per bocca del profeta Natan, ricorda a Davide e al popolo che Egli è la casa, la dimora, il Padre per chi crede in Lui. Come è difficile accettare questo, come è lontano dalla nostra vita concreta questo discorso di Dio. Siamo forse portati a riferire questa speranza all’eloquenza di Natan e al desiderio umano che Dio appaia, si renda manifesto, dia un segno perché noi possiamo esserne sicuri. Il Vangelo di Luca indica il compimento della promessa di Dio a Davide, ancora una volta secondo una modalità inattesa al popolo d’Israele, anche se preannunciata dai profeti. L’angelo annunzia ad una vergine un figlio che sarà l’Emmanuele, il Dio con noi. Il creatore si fa creatura, l’Eterno abbraccia il tempo e la realtà dell’uomo facendosi figlio nel grembo di una donna. Maria ha posto la sua umanità integra ed intera al servizio del Signore ed accoglie, non senza turbamento, l’annuncio del mistero che si compie in lei, per la potenza di Dio, anche per noi. Questa parola attraversa anche la nostra umanità: noi che siamo capaci di misurare le galassie e di leggere il DNA delle cellule abbiamo paura di accettare, conoscere, amare per fede. Concediamo con un po’ di ipocrisia qualche giorno alla nostalgia della bontà, del Natale, del calore di un tempo, ma ci chiudiamo all’evento che può dar senso, dal di dentro, alla nostra vita: l’accoglienza di Dio. Forse perché ci sembra illusorio contemplare il mistero taciuto per secoli ma rivelato ora… a tutte le genti perché obbediscano alla fede (Paolo). Eppure Natale è solo questo: Dio che viene incontro agli uomini, Dio che appartiene così fortemente ad ogni uomo da essersi fatto figlio perché noi fossimo figli, sua famiglia, suo popolo. Non ci ha tolto la libertà del dolore, della volontà, dell’amore, del dissenso, l’ha condivisa nascendo bambino dal grembo di una madre ed abbracciando con infinita consapevolezza ed infinito amore il destino di ogni uomo.
Uno sciame di stelle nella sera
sfiora le colline, loro pastore
è la luna. La Tua notte è il porto
per l’anima stanca, il covo segreto
dell’abbandono.
È la nostalgia
di donne che parlano agli angeli
perché un figlio nasca e porti pura
la gioia. È nostalgia d’un bambino
fra le mie braccia che sarà la pace.
Dorme piccino, Maria, sul tuo seno
un infinito d’amore e tu sai
la felicità.
Non guardiamo oltre,
madre, -col suo dolore il domani
verrà- ora è Lui nel silenzio
il tesoro dell’anima. Tutto il cielo
è uno spartito di meraviglie
nella notte chiara in cui nasce Dio.
(AT)